“In un tempo lacerato da lotte e discordie, il segno della nascita di Gesù è un germoglio di speranza per l’umanità, desiderosa di essere la terra accogliente e feconda in cui far fiorire la carità perfetta e la gioia piena, la fraternità autentica e la solidarietà operosa, la pace stabile e la vita buona”. Lo sottolinea Mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della CEI, nella presentazione del Sussidio per l’Avvento e il Natale, disponibile online.
Si tratta di uno strumento agile che intende aiutare ministri e operatori della liturgia “ad affinare l’uso sapiente del Messale Romano, a scoprire la ricchezza del Lezionario, a valorizzare il canto, a favorire la partecipazione di quanti vivono la disabilità e a tradurre i gesti liturgici in gesti di vita”.
Quest’anno, osserva Mons. Baturi, “le attenzioni ai temi dell’Anno Santo vogliono contribuire a rinnovare la speranza, per imparare a guardare con lo sguardo di Dio la storia che ci ha plasmati, la realtà che ci circonda e il futuro che ci attende”. Nell’imminenza del Giubileo, infatti, l’Avvento “è un’occasione propizia per riscoprire il senso vero della speranza cristiana”. Questo tempo, evidenzia il Segretario Generale – “è pervaso dalla consolante evidenza che Dio, che ricorda le sue promesse e dimentica le nostre colpe, è sempre pronto a ricominciare e a portare avanti il suo disegno di salvezza”.
Frutto della collaborazione tra diversi uffici della Segreteria Generale della CEI, il Sussidio contiene numerosi spunti di riflessione insieme a proposte per le persone con disabilità, mentre sul sito dell’Ufficio Liturgico Nazionale sono scaricabili i file audio di alcuni brani musicali.
Online il Sussidio per l’Avvento e il Natale
Scritto il 25/11/2024
Frutto della collaborazione tra diversi uffici della Segreteria Generale della CEI, è uno strumento agile per aiutare le comunità “ad affinare l’uso sapiente del Messale Romano, a scoprire la ricchezza del Lezionario, a valorizzare il canto, a favorire la partecipazione di quanti vivono la disabilità e a tradurre i gesti liturgici in gesti di vita”.