Un italiano diacono in Svizzera. Francesco Marra: “Portiamo speranza nel mondo e nella Chiesa”

Scritto il 22/02/2025
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Un italiano al servizio della comunità ecclesiale in Alta Argovia, in Svizzera, come diacono permanente. Si tratta di Francesco Marra, 50 anni, originario di Cosenza ma residente da ventinove anni in Svizzera, dove ha sposato una donna del luogo. Padre di quattro figli, lavora nella pastorale della diocesi di Basilea dal 2001 e nel 2017 è stato ordinato diacono permanente. È responsabile di un’Unità pastorale che riunisce quattro parrocchie e sei chiese, con un team composto da sei sacerdoti, due diaconi, una teologa laica, tre segretarie, un responsabile per la musica sacra e un’assistente sociale, al servizio di una comunità di circa undicimila cattolici. Nella stessa Unità pastorale operano anche tre sacerdoti missionari per altre comunità linguistiche, tra cui la Missione cattolica croata e la Missione cattolica italiana. Una realtà multietnica, che Marra descrive come una “comunione nella diversità”, segno di grande speranza. Lo scorso anno, il vescovo di Basilea, mons. Felix Gmür, ha celebrato la veglia pasquale nell’Unità pastorale in nove lingue diverse, coinvolgendo fedeli di molte nazionalità.

Foto Unità Pastorale Alta Argovia – Svizzera

Abbiamo incontrato Marra in vista del Giubileo dei diaconi, che si terrà dal 21 al 23 febbraio a Roma. Alla luce del motto del Giubileo, sottolinea come i diaconi possano essere messaggeri di speranza “nel mondo e nella Chiesa”, testimoniando il servizio e portando la Parola del Signore sulle strade della vita. “In un mondo dove sembrano prevalere le dinamiche di potere – afferma – il diacono è chiamato a rendersi testimone di quella speranza che non delude, proclamando la Buona Notizia”. Allo stesso tempo, i diaconi permanenti possono essere “testimoni della speranza nella Chiesa di cui sono parte”, in un cammino di accoglienza verso nuove vocazioni al diaconato, in sintonia con il magistero di Papa Francesco.

“I diaconi sono impegnati sulla via della speranza in molteplici modi”, aggiunge Marra, “principalmente in una prospettiva di servizio e di accoglienza, che include anche le nostre famiglie”. Ogni vocazione, spiega, ha una dimensione personale, ma anche una comunitaria ed ecclesiale, che accompagna e fa crescere. Sul tema delle vocazioni, Marra invita a cambiare prospettiva: “Il Signore non smette mai di chiamare operai nella sua vigna. Siamo noi, forse, a non riconoscere il momento in cui passa nella piazza a chiamare”. E conclude con un’immagine evangelica: “Anche in questo siamo tutti chiamati a renderci pellegrini della speranza. E i diaconi, in particolare, come i servitori delle nozze di Cana, sanno da quale amore materno nasce il servizio e da quale acqua il Signore compie i suoi segni”.

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