Stava Maria dolente

Stava Maria dolente senza respiro e voce mentre pendeva in croce del mondo il Redentor.

E nel fatale istante, crudo materno affetto,
le lacerava il petto, le trafiggeva il cor.

3. Per cancellare i falli d’un popol empio, ingrato, vide Gesú piagato languire e spasimar.
Vide sul monte infame il figlio suo diletto chinar la fronte al petto  e l’anima esalar. (2 v.)

4. Le barbare ferite, prezzo del mio delitto, dal Figlio tuo trafitto passino, o Madre, in me.
A me dovuti sono gli strazi ch’ei sofferse. Deh! Fa’ che possa anch’io  pianger almen con te. (2 v.)

5. Ah, tu che delle vergini, Regin del ciel t’assidi, ah, tu, propizia, arridi ai voti del mio cor.
Del buon Gesú spirante sul fero tronco esangue, la Croce, il fiele, il sangue  fa’ ch’io rammenti ognor. (2 v.)

6. Gesú, che nulla tu neghi a chi tua Madre implora, del mio morir nell’ora non mi negar mercé. E quando fia disciolto dal suo corporeo velo, fa’ che il mio spirito in cielo  voli a regnar con te. (2 v.)

7. Alla funesta scena chi tiene il pianto a freno, ha un cuor di tigre in seno o cuor in sen non ha. Chi può mirare in tante pene una madre, un figlio e non bagnare ciglio  e non sentir pietà? (2 v.)

8. O dolce Madre, o pura sorgente di dolore, parte del tuo amore fa’ che mi scenda al cor. Fa’ ch’ogni ardor profano sdegnosamente io sprezzi,  che a sospirare m’avvezzi,  sol di celeste ardor. (2 v.)

9. Teco si strugga in lagrime quest’anima gemente e, se non fu innocente, terga il suo fallo almen. Teco alla Croce accanto star, cara Madre, io voglio:  compagno del cordoglio  che ti divora il sen

10. Del Salvatore rinnova in me lo scempio atroce; il sangue, il fiel, la Croce, tutto provarmi fa’. Ma, nell’estremo giorno, quand’ei verrà sdegnato, rendalo a me placato,  Maria, la tua pietà. (2 v.)


2. Qual di quell’alma bella fosse lo strazio indegno, no, che l’umano ingegno immaginar nol può. Vedere un figlio, un Dio che palpita, che muore:  sì barbaro dolore  qual madre mai provò? (2 v.)